Dai movimentati anni Novanta ai giorni nostri, tra le strade e gli angoli nascosti di Praga, i momenti cruciali dell’esistenza di una donna che vive ai margini della società. Anna non si scoraggia davanti a niente. Ha cresciuto tre figli, divorziato due volte, e lavora come inserviente ai bagni pubblici. A quarantasei anni sceglie di fare la sex worker occasionale, al fine di guadagnare quanto basta per far passare un Natale felice ai nipoti. Třeštíková racconta sedici anni di vita di una donna fuori dal comune, sempre in grado di camminare a testa alta, in cerca di amore, tenace di fronte alle sventure e alla malattia, abile ad affrontare le avversità con disinvoltura e senso pratico.
Accadono tante cose in trentacinque anni di vita coppia: l’armonia e gli screzi si alternano senza posa. Per gran parte del tempo, la coppia affronta i comuni problemi della quotidianità e le gioie che scaturiscono dal crescere i figli, gestire l’economia domestica o un’attività in salute. E questa è esattamente la vita di Ivana e Vaclav Strnad, gestori di un negozio di abbigliamento. Una vita ricca di incredibili colpi di scena, seguita e documentata da Třestíková per più di un trentennio, dal matrimonio al compimento dei sessant’anni. A colpire in particolare la regista è stata «la capacità unica, da parte della coppia, di riflettere su tutto apertamente e sinceramente».
Tredici anni della vita di Mallory, determinata a ritrovare a una vita normale dopo una lunga serie di dolorose disavventure. Il destino non è mai stato benevolo nei suoi confronti, ma la nascita di un figlio la induce a cercare con tutte le sue forze di liberarsi dalla tossicodipendenza e di trovare una sistemazione stabile dopo anni di vita di strada. Ma Mallory non vuole soltanto riscattarsi dal suo difficile passato, vuole anche aiutare le persone che conosce meglio, gli emarginati dalla società. Třeštíková ci mostra come anche la più disperata delle esistenze può trovare la via della redenzione.
1996. La diciannovenne Katka vive nella comunità terapeutica di recupero Sananim, in Moravia. Katka sogna una vita normale, un ragazzo e, magari un giorno, una famiglia. Ma la sua lotta contro la tossicodipendenza non è destinata a un lieto fine. Třeštíková filma quattordici anni della vita di una giovane che aveva iniziato a drogarsi per fuggire all’omologazione, ne osserva l’inesorabile discesa in una spirale di delinquenza, prostituzione, deperimento fisico e psicologico, i labili tentativi di tornare alla normalità. Il desiderio di Katka è autentico, ma la droga è più forte della volontà. A offrirle una nuova occasione di riscatto giunge inaspettata una possibile maternità.
Alcuni decenni della vita di Marcela, una comune donna ceca. L’inaspettata morte della figlia la trascina sull’orlo del baratro, fino a meditare il suicidio. Trova la forza di sopravvivere nella responsabilità che avverte nei confronti del figlio disabile e nel sincero e generoso sostegno da parte della gente comune. Un’ondata di commozione e solidarietà grazie alla quale Marcela adesso guarda al futuro piena di speranza, e che ha indotto Třeštíková a trasformare quello che doveva essere un episodio di una serie in sei parti, pensata per la televisione ceca e incentrata sulle sorti di sei coppie sposate, in un documentario sulle relazioni umane e sulle questioni sociali.
100UP è un film sull’incondizionata voglia di vivere. Protagonista una pittoresca compagine di ultracentenari provenienti da più parti del mondo. Mentre il tempo passa inevitabilmente e inesorabilmente, questi centenari si aggrappano alla vita, si pongono sempre nuovi obiettivi con una gioia di vivere contagiosa, infischiandosene del deterioramento dei loro corpi. Sono usciti indenni da malattie, hanno perso i compagni di vita, alcuni di loro sono sopravvissuti ai propri figli. Ciononostante questi attivi, curiosi e creativi anziani sono incredibilmente pronti ad accogliere ogni nuovo giorno.
Per le strade di Lima, tra vecchi ristoranti, piccoli negozi, bar e piazze, si ritrovano personaggi che usano la poesia, giochi di destrezza reali o mentali, sogni e creatività per fuggire all’oblio. Come i grandi poeti, guardano alla storia con senso dell’umorismo e ironia, dando alla realtà un’impronta creativa, diversa. Ma a Lima c’è posto anche per il silenzio, e in quei momenti ricorda la Macondo di Cent’anni di solitudine di García Márquez. Per le strade della città vaga anche lo sciuscià Henry. Nel suo volto si può leggere un vuoto incolmabile: sembra non avere facoltà di ricordare. Forse un succo di rana, rimedio peruviano contro la perdita di memoria, può aiutarlo a rievocare almeno un ricordo felice.
Père-Lachaise, a Parigi, è uno dei più famosi cimiteri del mondo, luogo di sepoltura di molti artisti. Alcuni di loro sono venerati ancora oggi. Altri sono finiti nel dimenticatoio, o ricevono solo visite occasionali di ammiratori. I visitatori restano ammirati dalla bellezza confortante di questo cimitero. Molti vengono a trovare i loro cari, altri onorano i loro artisti lasciando messaggi personali o deponendo fiori. Gli ammiratori condividono con il regista l’importanza dell’arte e della bellezza nelle loro vite e il dolore per la perdita dei cari estinti, mentre il cimitero si rivela non solo un luogo per il riposo dei defunti, ma anche una fonte di pace e ispirazione per i vivi.
Durante la guerra dei Balcani, il villaggio bosniaco di Ahatovići, non lontano da Sarajevo, cade nelle mani dei serbi. Gli uomini vengono catturati e uccisi. Il villaggio è dato alle fiamme. Solo donne e bambini vengono risparmiati. Good Husband, Dear Son è la storia di questo genocidio dimenticato. Gli uomini uccisi sono commemorati dalle loro mogli, madri e figlie, attraverso le poche fotografie e gli oggetti personali rimasti. I familiari li accarezzano e li stringono al petto; a ogni oggetto è legato un ricordo. Sotto questo velo di dolore, il film coglie l’incanto della memoria e dell’amore.