Monte Bettogli, Carrara: nelle cave di marmo uomini e macchine scavano la montagna. Il Capo controlla, coordina e conduce cavatori e mezzi pesanti utilizzando un linguaggio fatto di soli gesti e di segni. Dirigendo la sua orchestra pericolosa e sublime, affacciata sugli strapiombi e i picchi delle Apuane, il Capo agisce in un rumore assoluto, che si fa paradossale silenzio.
Sei sommozzatori specializzati in interventi a grande profondità sono coinvolti in un’operazione off-shore condotta sulla piattaforma Luna. Per settimane la loro vita si svolge tra il fondo del mare e la camera iperbarica. L’ambiente di lavoro estremo e pericoloso obbliga ogni gesto e ogni azione a reinventarsi, a essere diverso da come sarebbe fuori dall’acqua, per acquisire una nuova normalità.
Dipartimento di chirurgia robotica. Tramite un joystick, un medico chirurgo esegue un’intera operazione comandando i bracci di un robot.
Séance, incontro, avviene tra la psicologa Albània Tomassini e l’architetto Carlo Mollino, scomparso nel 1973. Fulvio Ferrari, conduttore di Casa Mollino, serve una cena ai due ospiti, uno visibile ed uno invisibile. Ancarani registra e filma il singolare colloquio in cui Mollino precisa senso e intenti dell’enigmatica vita trascorsa e la nuova rotta verso la perfezione, possibile solo in altre dimensioni.
Anatomia di uno stadio. Cablatori, facchini, poliziotti, steward, giardinieri, tecnici tv e tifosi compongono il backstage del rito inesorabile del calcio, mettendo in scena una natura morta ipnotica di piogge e brume notturne, mentre ci avviciniamo alla destinazione sul pullman dei campioni.
In un remoto villaggio di Haiti esiste una danza rituale in cui si mettono in scena le dinamiche tra schiavo e padrone, è la danza degli zombi. Al ritmo di una musica martellante, che induce la trance evocando la ritmica del lavoro muscolare, uomini si frustano e lottano fino a soccombere e rinascere in un ciclo infinito.
Per i figli dei detenuti, il carcere di San Vittore è un castello abitato da re e da regine. Le perquisizioni e i controlli che precedono ogni visita ai genitori non reprimono la loro immaginazione.
La caccia col falco vanta secoli di storia. In Occidente fu la passione dominante dell’aristocrazia medioevale, mentre mantiene inalterato il suo prestigio nella cultura araba contemporanea. Tre anni d’osservazione sul campo per catturare lo spirito della tradizione, che permette a chi la pratica di mantenere ancora oggi un rapporto stretto con il deserto, in un contesto altrimenti dominato dalla vita urbana. La guida nell’attraversamento di questa soglia è un falconiere che sta portando a un importante torneo in Qatar i suoi falchi da competizione. Nella luce zenitale di uno spazio spoglio, tra parabole e collisioni di oggetti del desiderio, il film racconta uno stralunato «week-end nel deserto» intercettando microcosmi tecnologici e antropologici sospesi, come il falco, sulla deriva irreversibile degli immaginari.
Daniele è un giovane che vive a Sant’Erasmo, un’isola della laguna di Venezia. Vive di espedienti, ed è emarginato anche dal gruppo dei suoi coetanei, i quali condividono un’intensa vita di svago, che si esprime nella religione del barchino: un culto incentrato sulla elaborazione di motori sempre più potenti, che trasformano i piccoli motoscafi lagunari in pericolosi bolidi da competizione. Anche Daniele sogna un barchino da record. Il degrado che intacca le relazioni, l'ambiente e le pratiche di una generazione alla deriva viene osservato attraverso gli occhi del paesaggio senza tempo di Venezia. Il punto di non ritorno è una balorda, residuale storia di iniziazione maschile, violenta e predestinata al fallimento, che esplode trascinando la città fantasma in un trip di naufragio psichedelico.